A Zacinto
Ugo Foscolo
Né più mai toccherò le sacre sponde
ove il mio corpo fanciulletto giacque,
Zacinto mia, che te specchi nell’onde del greco mar da cui vergine nacque
Venere, e fea quelle isole feconde col suo primo sorriso,onde non tacque le tue limpide nubi
e le tue fronde l’inclito verso di colui che l’acque cantò fatali,
ed il diverso esiglio per cui bello di fama e di sventura
baciò la sua petrosa Itaca Ulisse.
Tu non altro che il canto avrai del figlio, o materna mia terra;
a noi prescrisse il fato illacrimata sepoltura.
Agli Aperitivi
Madame Pipì
Né più mai toccherò le terrazze immonde
ove il mio corpo nell’alcool giacque,
Aperitivi e Happy Hours, che di PR trasudate ne d’ignoranza mar da cui la crisi nacque
Lo Spritz e il tramezzino del prim mattino reciclato, onde non tacque creatura
poiché il silenzio è vergognale tue fumose nubi e le tue alitosi ignobili
l’inclito verso di colui che balla e ti sfracassa
cantò fatali musiche,ed il diverso esiglio per cui bello di fama e di buona alternativa
diviene anche il posto in realtà di squallor tipicamente ornato
Tu non altro che un NON ANDRA’ sul profilo dell’evento , avrai dalla tua figlia, o aperitivo insulso;a noi prescrisse il fato altra felice usanza di trascorrer la serata.
Stilosa l’Arianna; degna d’un sorriso del Foscolo…
chimera